di
Tiziana Rubano
Tiziana Rubano - Presidente de L'Auriga Cilento |
È certo che Altavilla in qualche modo vada ri-costruita (cioè necessiti del
recupero di edifici esistenti) perché è nel passato che troviamo il gancio che
tiene il filo al quale dobbiamo aggrapparci per proiettarci oltre. Ricostruire
quindi non solo alla luce del presente ma di un progetto futuro. Il passato
radice vivificante da reinterpretare e su cui impostare un domani.[2]
Ecco allora che la valorizzazione del
patrimonio culturale acquisisce un nuovo significato. Perché a volte bisogna
accettare che per far rivivere un bene bisogna magari in parte cambiarne la
destinazione d’uso rispettando il suo genius loci ma attualizzandolo. Dargli vigore,
più interpretazioni e utilizzi senza snaturarlo. Unire l’importanza delle
radici antiche alla praticità di riutilizzare il già costruito.[3]
Perché vi dico questo. Perché è impensabile
riaprire le chiese del centro storico, oggi San Biagio, domani Sant’Egidio,
rivedendole unicamente come luoghi di culto. Ad Altavilla non esistono le
condizioni. Una messa all’anno vorrebbe dire compromettere e sacrificarne il
recupero. Allora ben venga San Biagio come location ideale per concerti o
eventi di alto profilo artistico. Si può fare ancora di più.
Casi studio ne esistono molti: la Chiesa Madre di Santa Maria di Belice
gravemente danneggiata dal forte sisma del 1968 che colpì la Sicilia Occidente,
che oggi è diventata un Museo della Memoria oppure per rimanere in ambito
religioso il Monastero Fortezza di Santo
Spirito d’Ocre, oggetto di un lungo restauro che ha restituito all’abbazia “gran
parte degli affreschi e la singolare essenzialità architettonica delle
costruzioni monastiche cistercensi”[4] e che oggi, oltre ad
essere luogo di preghiera e dunque fortemente spirituale, è destinata ad
attività culturali e turistico-ricettive, in “un’ottica di riuso funzionale di
contenitori storici di pregio e nella rigorosa riproposizione dell’antico
utilizzo degli spazi”.[5]
Idee ce ne sono e altre ne verranno
confrontandoci così come abbiamo fatto nell’ultimo periodo nel quale, come ha già
detto Padre Costantino Liberti, è accaduto un miracolo, molto semplice nella
sua realizzazione: abbiamo capito che per ottenere risultati duraturi dobbiamo
unire i talenti, le competenze, le forze di ciascuno. E lo abbiamo capito al
punto tale dall’aver voluto dare a questa unione una forma, un corpo.
A novembre finalmente è stato formalizzato quel
tavolo tecnico di lavoro che
richiedeva la Soprintendenza dal primo sopralluogo del 2010 quando forse, come
ha detto qualcuno, i tempi non erano maturi. Oggi tutto è diventato
improvvisamente più semplice.
È questo un tavolo tecnico che nasce con
l’intenzione di contribuire, avvalendosi della collaborazione della
Soprintendenza che ha già delegato il funzionario di zona Filomena Mangone,
alla conservazione, tutela, promozione e valorizzazione del ricco patrimonio
altavillese.
È un tavolo tecnico al quale si può partecipare
inoltrando richiesta al comitato già costituito, che vede già coinvolte quasi
tutte le associazioni locali, le Istituzioni nella persona del sindaco e
dell’assessore Perillo, il parroco che ne è presidente e dove, da una prima
lettura della lista dei fondatori, emerge la presenza di diversi storici
dell’arte, avvocati, architetti, esperti in conservazione dei beni ambientali e
culturali, esperti in bandi europei: competenze e premesse per fare bene.
Competenze, premesse e tanta buona volontà e qui,
permettetemi il paragone ambizioso, vorrei riprendere – sulla falsariga di Obama
alla notizia della sua rielezione – le parole pronunciate da Kennedy il 20
gennaio del 1961: non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma
cosa voi potete fare per il vostro paese.
Noi,
come Auriga e componenti del Tavolo Tecnico vogliamo provare a fare qualcosa
per questo paese molto prima di richiederne una restituzione. Perché siamo
certi che dal basso nascano le buone pratiche e che per ri-costruire e tutelare
il nostro paese dobbiamo non solo vestirci ma sentirci delle sentinelle. In un
turno di guardia infinito.
[1] Dall’intervento di Tiziana
Rubano, presidente dell’Auriga Cilento e storico dell’arte, al Convegno “Chiesa
di San Biagio fra arte e tradizione” del 22 dicembre 2012 presso la Chiesa di
San Biagio in Altavilla Silentina (Sa)
[2] Per l’intervento al
convegno da cui è tratto il presente articolo è stata utile la lettura di (Re)design del territorio. Design e nuovo
tecnologie per lo sviluppo economico dei beni culturali, a cura di Andrea
Granelli e Monica Scanu, Roma, Fondazione Valore Italia, 2010.
[3] Ibidem
[4]
Ibidem
[5]
Ibidem
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