giovedì 9 settembre 2010

Patrimonio storico altavillese. Un nuovo caso di trascuratezza.

Perche’  la statua della “Madonna del latte” non ritorna al Convento San Francesco di Altavilla?

Ecco un nuovo esempio di trascuratezza del patrimonio storico delle chiese altavillesi.
La statua della “Madonna del latte”, appartenente ai beni storico-artistici del Convento San Francesco di Altavilla, sebbene sia stata restaurata da oltre tre anni e non ci siano importi economici da pagare, giace ancora presso il Laboratorio di Restauro e Conservazione di Marina Imparato in VICOLO RUGGI GIOVANNI D' ARAGONA 15 – SALERNO.
Inspiegabilmente chi ha promosso e seguito la lodevole iniziativa non ha ancora provveduto a ritirare o far ritirare la statua e riportarla nella sua sede storica.
Per  la Dr.ssa Marina Imparato, che ha eseguito il restauro, manca unicamente la richiesta di restituzione - più precisamente ritiro del bene - da parte del Parroco di Altavilla Silentina. L’atteso rientro però potrà essere effettuato solo dopo l’emissione dell’idonea certificazione ed autorizzazione per il rilascio da parte della Soprintendenza di Salerno che seguirà la richiesta anzidetta. 
La statua della Madonna giunge a Salerno nel 2003 insieme ad altre statue altavillesi che, prontamente restaurate, sembra siano rientrate in paese già qualche anno dopo.
A maggio 2008 il Prof. Paolo Tesauro Olivieri, storico locale residente a Salerno, pubblica un suo studio-ricerca, “Cenni sulla Madonna del latte nella chiesa San Francesco di Altavilla Silentina” nel quale riporta quanto segue: “…. Da un compaesano, tra il 2003 e il 2004 mi veniva riferito che quella icona bella, maestosa era  stata trafugata e al suo posto si trovava una statua dell’Immacolata. La notizia mi lasciò amareggiato. Essa era vera solo in parte, perché da un altro amico compaesano mi veniva riferito che l’icona si trovava in una bottega di restauro in via G. Ruggi del rione Portanova di Salerno gestito dalla restauratrice Marina Imparato…”. Per verificare la verità di quanto appreso, il professore si recò all’istante presso il Centro di Restauro seguendo poi, passo dopo passo, il restauro della statua che si completerà agli inizi del 2007. Nei primi mesi del 2008 Paolo Tesauro Olivieri scrive al Rettore del Convento San Francesco chiedendo un intervento per riportare l’opera sacra nel suo luogo d’origine. Dalla realtà odierna emerge che sulla vicenda ci sia stato un completo disinteresse.
La restauratrice Marina Imparato, contattata in questi giorni, attende tuttora che la proprietà (Curia di Vallo-Parroco di Altavilla) ne richieda la restituzione. Da ricerche effettuate dall’Auriga Cilento, sembra che nel passato si sia attivato un anonimo cittadino altavillese ( pare ex assessore del Comune di Altavilla) che dopo aver verificato il completamento del restauro, chiese di pazientare in attesa dell’ultimazione dei lavori di ristrutturazione-manutenzione della sede originaria della scultura lignea! Ancora una volta “il privato” assume arbitrariamente ruoli e decisioni che portano a disguidi, incomprensioni, inefficienze e causano astio fra cittadini-parroco-soprintendenza.
La scheda di restauro, redatta dalla restauratrice, riporta quanto segue: “…La statua della Madonna del latte, con una dimensione di 1,80x0.65m, è stata realizzata, da uno scultore anonimo, nel XVII secolo. La scultura di un unico pezzo ligneo è stata ricavata da un tronco di un albero la cui essenza era la quercia, le parti assemblate erano la mano e la figura del Bambino sul lato destro….”. Secondo le tesi del Prof. Olivieri la statua potrebbe essere stata scolpita da qualche monaco “versato nell’arte del pennello e della scultura” diversi secoli fa, utilizzando un grosso tronco di legno “incavato nella parte di dietro” e, prima del restauro, non uscì mai da quella “nicchia senza altare” dell’angolo destro del tempio di San Francesco…
Come si può notare dalle foto eseguite nel giugno 2007, gentilmente concesse da Arduino Senatore, la statua è imponente e di superba bellezza.
È possibile intervenire celermente per permettere alla cittadinanza di fruire di un bene proprio?  Parroco e Diocesi possono avviare le procedure richieste?
Duole sottolineare che questa è l’ennesima dimostrazione che, malgrado l’impegno profuso vantato da qualcuno in questi mesi, perduri un’assoluta superficialità nel gestire e vigilare sui beni storico-artistici del nostro paese. Non a caso, la pubblica denuncia dell’Auriga Cilento del 20 agosto 2009 e il successivo sopralluogo della Soprintendenza eseguito il 12/12/2009 hanno evidenziato, con documentazione esplicita, lo stato d’incuria in cui versano le chiese di San Biagio e Sant’Egidio chiuse, come sappiamo, da trent’anni. La Soprintendenza, nell’occasione, chiese collaborazione e l’istituzione di un tavolo tecnico per tentare di risolvere il problema. Nella comunicazione del 27/4/2010 e nell’incontro tenutosi il 14/6/2010 con le Associazioni altavillesi, Padre Costantino Liberti, rivendicando il ruolo di legittimo proprietario (come diocesi) dei beni,  si è assunto l’impegno della convocazione del tavolo tecnico. Ad oggi siamo ancora speranzosi di ricevere l’invito.
Quali sono le motivazioni di questo ritardo se l’architetto Rammauro, direttore dell’Ufficio Tecnico dei beni culturali della diocesi di Vallo della Lucania, ha dato la sua disponibilità già dopo un proprio sopralluogo effettuato in data11 giugno 2010?
Dobbiamo continuare a percorrere ancora le solite strade ambigue e dannose che tendono a distruggere la memoria e la storia altavillese?
Noi dell’Auriga Cilento crediamo che l’interesse delle associazioni e dei cittadini, finalizzato alla tutela dei beni storici-ambientali,  dovrebbe essere visto ed accettato come una valida collaborazione nell’affrontare  e risolvere il problema e non come uno strumento di parte utilizzato per altri scopi (politici o personali)!  Per questo motivo ribadiamo ancora una volta, come già fatto nei mesi passati, il  nostro interesse a lavorare in sinergia con tutte le istituzioni, e stimolarle quando necessario, affinché siano eliminate le cause che hanno prodotto i ritardi e i danni che tutti conosciamo.


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